La prima rivista italiana di videogiochi

Storia della rivista “Videogiochi”

Numero 26 della rivista "Videogiochi", la prima rivista italiana inerente ai videogiochi
La prima rivista italiana di videogiochi

Bisogna fare ormai un grosso sforzo per ricordarsi un tempo in cui la rete di Internet non esisteva cosi come la conosciamo ora, e persino la posta elettronica era utilizzati quasi esclusivamente nelle comunicazioni tra studiosi. Pensando agli anni ’80, per avere notizie sui videogiochi le riviste cartacee erano l’unica fonte d’informazione aggiornata: questo articolo vuole essere un piccolo omaggio a quei momento della storia videoludica in Italia, senza ovviamente nessuna pretesa di completezza.

Come tutte le storie che si rispettino, anche questa per essere narrata efficacemente va iniziata dal principio, cioè dalla prima rivista italiana ad avere i videogiochi come argomento centrale; è al Gruppo Editoriale Jackson, in quegli anni protagonista del mercato dell’editoria informatica, che si deve la nascita di “Videogiochi” (o meglio, Video Giochi, riferendoci al logo originale). La redazione era formata dal nucleo storico dello Studio Vit guidato da Riccardo Albini, che lascerà nel corso degli anni una traccia indelebile in questo mercato creando alcune delle riviste più importanti dal punto di vista storico, cioè Zzap!, K e Zeta. Ovviamente non si trattava di un esperimento casuale creato dal nulla: l’ispirazione principale furono senz’altro le riviste statunitensi come la storica ‘Electronic Games“, ma questo evento rappresentò comunque una ventata di novità nelle edicole.

Per la prima volta nel nostro paese si creo un movimento spontaneo di club di appassionati. quasi tutti in tenera eta, che sommergevano letteralmente la redazione di coloratissime lettere, disegni e fumetti. “Il posto della posta”, cosi si chiamava la rubrica apposita, era sempre un tripudio di domande curiose che oggi farebbero sorridere, (“Cosa compro tra Atari e Intellivision?”, “Quanti colori ha il Coleco?”), ma che dimostravano senz’altro la voglia di imparare a conoscere un mondo nuovo e affascinante.

Il sommario tipico di un numero di Video Giochi presentava una struttura che diventerà un classico valido fino ai giorni nostri, con la divisione tra news e notizie varie (la sezione “Ready”) e recensioni vere e proprie, che erano divise tra quelle per console (“A che gioco giochiamo?”) e quelle per gli home computer (“Di fronte al fatto computer“). Maurizio “IUR” Miccoli, esperto videogiocatore e recordman si occupava di dettagliatissime descrizioni dei coin-op (“AI Bar”) e venivano dedicati degli spazi anche ai flipper e ai giochi portatili a cristalli liquidi. completando cosi la panoramica di quanto poteva offrire d mercato in quel momento.

Era un periodo particolare e frenetico, con nuove console e software house che uscivano praticamente ogni mese, molte delle quali risultarono delle vere proprio meteore. In una situazione simile, avere una guida per gli acquisti era importantissimo e Video Giochi assolveva anche questo compito in modo esemplare, con listini approfonditi di ogni singolo marchio importato in Italia. I lettori erano coinvolti direttamente anche nella realizzazione dei record, da immortalare per i posteri mediante fotografia: uno spazio piuttosto consistente fu dato alle videogare, sia sulle console da casa sia nelle sfide da sale giochi. Tutti venivano invogliati ad ottenere il punteggio migliore in classifica, grazie anche all’incentivo di un abbonamento gratuito se il record resisteva abbastanza. Questo movimento poi sfocio nella creazione della storica AIVA. l’Associazione Italiana Video Atleti, che si proponeva di formare veri e propri giocatori professionisti, capaci di rivaleggiarsi con campioni statunitensi.

Il successo della rivista tu tale da generare presto la voglia di separare gli argomenti trattati, e cosi nacque uno spin off chiamato “Home Computer” (HC), della durata di quindici numeri, che si occupava dell’informatica piu “seria”. lasciando alla rivista madre le recensioni prettamente ludiche. Nel 1984-85 i riflessi della crisi dei videogiochi statunitense si fecero sentire anche in Italia, e le tre console più vendute del periodo, Atari 2600, Intellivision e ColecoVision vennero purtroppo dimenticate quasi subito dagli appassionati, attratti dalla maggiore espandibilità dei piccoli-grandi computer e dal minor prezzo dei loro supporti (audiocassette e floppy). Il gruppo Jackson cerco quindi di rinforzare la propria rivista principale facendo confluire in essa l’argomento computer: chiuse HC e chiamo la nuova incarnazione “Videogiochi & Computer“, a partire dal numero 29.

Purtroppo la parabola discendente era ormai inevitabile e l’avventura si concluse con il 37 del settembre 1986 Le successive versioni di “Video Giochi“, tra le quali vale la pena ricordare la curiosa edizione “poster” in formato A3, ebbero una vita editoriale piuttosto breve e non seppero imporsi sul mercato. Lo Studio Vit nel frattempo aveva già spostato i suoi interessi su una rivista inglese di grande successo, chiamata Zzap!64