La nascita di Atari

Sygizy, la nascita di Atari

Il fondatore di Atari, Nolan Bushnell
Nolan Kay Bushnell, fondatori di Atari

Nel nostro ultimo appuntamento avevamo appena accennato a questa società, sconosciuta ai più. Scopriamo assieme le sue origini. I grandi e ingombranti computer PDP-1, gli stessi usati da Russell per lo sviluppo del suo celebre Spacewar! erano, a metà degli anni Sessanta, disponibili solo in pochissime università americane: in una di queste, (la Utah University), studiava un giovane e brillante ingegnere, che fin dai primi istanti rimase folgorato dal gioco di Russell. Il suo nome ( poi passato alla storia come il padre dei videogiochi) era Nolan Kay Bushnell.

Ted Dabney e Nolan Bushnell Presentano Pong
Ted Dabney e Nolan Bushnell


Per sua stessa ammissione, l’uso di questo strumento era diventata una vera e propria ossessione: l’accesso al laboratorio per gli studenti era infatti possibile solo durante la notte e questo metteva a repentaglio la vita sociale del giovane Bushnell. Da ragazzo aveva lavorato in un parco giochi, e nella sua testa già frullava una straordinaria idea: rendere “digitale” il più classico dei giochi analogici: il flipper. Laureatosi nel 1969, venne subito assunto dalla Ampex (inventrice della videocassetta), in California. Bushnell era però ormai completamente asservito alla realizzazione della sua idea. Con l’aiuto di un amico (Ted Dabney) che gli prestò la camera da letto (sfrattando la moglie in salotto), Bushnell installò una vera e propria officina elettronica. Due anni dopo, nel 1971, Bushnell si licenziò da Ampex per dedicarsi allo sviluppo di questa macchina: nemmeno due mesi ed il primo prototipo della conversione casalinga di Spacewar! venne proposto ad una famosa società già produttrice di giochi elettromeccanici: La Nutting Ass. Bill Nutting, capo e guru della sua società, assunse immediatamente il giovane ingegnere mettendolo a capo di una schiera di ricercatori.

Computer Space, il cabinato creato da Nolan Bushnell e Ted Dabney
Computer Space, il primo videogioco commerciale

In pochi mesi, il primo cassone da bar prese forma. La macchina dal nome di Computer Space, aveva tutte le caratteristiche dei moderni coin-op, ossia la presenza di una gettoniera, di un tempo prestabilito per la partita e di un cabinato colorato. Chi ha avuto occasioni di vedere la macchina sa bene di cosa parlo: un cassone di plastica, alto, tondeggiante dalle forme slanciate e dai colori che oggi definiamo “Apple style” fu prodotta in 1500 esemplari proposti, grazie ad una suadente brochure, a bar, sale giochi e ristoranti. Come forse era facile attendersi, il gioco non ebbe successo: l’immensa mole di variabili da gestire per giocare ( l’angolo di rotazione la velocità, ecc…) rendevano l’esperienza troppo impegnativa per i semplici mortali. I rapporti tra Bushnell ed i suoi superiori divennero insostenibili: il giovane, forse pervaso dalla bontà della sua idea, chiese a Nutting finanziamenti per il 30% del valore societario ed il ruolo di capo Marketing. A questo punto le strade dei due si separarono; Bushnell e Dabney, decisero fosse il momento di fondare una società tutta loro.

Il logo di Atari
Sygyzy: la nascita di Atari

Fu pensato come primo nome Sygyzy, termine che indica un particolare allineamento astrale: essendo però un marchio registrato, Nolan optò per Atari, che, nell’antico gioco cinese del go significa scacco. Battezzata sotto i migliori influssi astrali, la vita iniziale della neonata Atari fu tutt’altro che semplice. Tutto questo accadeva il 27 giugno del 1972. Pochi giorni dopo, Allan Alcorn (passato alla storia cool nick di Al Alcorn), giovane ingegnere che aveva effettuato uno stage alla Ampex, entrò nella giovane famiglia Atari. L’antefatto che generò tutto (e per tutto intendo il “mercato dei videogiochi“) si deve un pomeriggio del maggio 1972. Bushnell e Dabney invitarono a pranzo il giovane ingegnere, gli spiegarono il loro progetto e gli proposero di entrare nella famiglia Atari, con 1000 dollari al mese di stipendio e la possibilità di prendersi il 10% delle azioni.  Bushnell replicò alle resistenze di Al, commissionandogli una conversione (fruibile dal televisore di casa) del gioco del ping pong per conto del colosso General Electric. Era una bugia, ma servì per vincere le resistenze di Alcorn, che si mise al lavoro. Nei tre mesi successivi, mentre i “due amici” sviluppavano la versione a due giocatori di Computer Space convinse Nutting a rinunciare alla versione per due giocatori, lasciando così Atari senza nessun ordinativo.

Quando Al portò il suo lavoro da Bushnell, non era per niente soddisfatto: ben 75 componenti elettronici, troppi per poter produrre il gioco su grande scala. Superato lo shock della notizia che il suo era un semplice allenamento (non c’era nessuno lavoro per la G.E.), fu deciso che Pong sarebbe divenuto il primo prodotto consumer di Atari.  Le ragioni che dettarono tale decisione vanno ricercate nella scarsa situazione finanziaria in cui nuotava Atari, nel fatto che il prodotto fosse in parte già conosciuto dalla gente (esisteva già l’Odyssey) e che Pong aveva in sé diverse caratteristiche che lo potevano rendere un successo. Per prima cosa era semplice da usare, talmente semplice che le istruzioni erano “deposit a quarter to play…” (metti un quarto di gettone per giocare) e “avoid missing ball for high score” (evita di mancare la palla per un alto punteggio). Fu deciso per un cabinato semplice e fin troppo basso, per una gettoniera ricavata da un cartone di latte e per uno schermo tutt’altro che affidabile: le risorse di Atari finivano qua. Il 29 novembre 1972 è il giorno in cui nasce il videogioco inteso come fenomeno commerciale: dopo le ritrosie di Bally e degli altri colossi del settore flipper, Bushnell decise di installare Pong in un bar vicino casa. Giusto il tempo di tornare in fabbrica che il gestore chiamò indietro Bushnell: c’era qualcosa che non funzionava. Le parole dell’uomo sono passate alla storia (“Get This fucking think out of gere”), così come il motivo della rottura del Pong: il meno di un’ora la gettoniera si era inceppata perché colma in modo incredibile. il mondo scopriva il fenomeno videogames.