Il flop di Odyssey

Il logo di Magnavox
Magnavox logo

Avevamo lasciato il geniale Baer in trattative con Magnavox, per la produzione e la distribuzione di Odyssey, ossia la prima console. Quello che voglio fin da ora sottolineare è la straordinarietà degli avvenimenti che narrerò: quello che oggi sembra banale, a quei tempi era il sogno di uomini visionari. Pensate di tornare in dietro nel tempo proprio in quegli anni, e parlare di computer in grado di fattorizzare un numero di venti cifre: il paragone è esattamente il medesimo.

Un televisore Philips Magnavox
Televisore Philips Magnavox


Magnavox, nei primi anni settanta, produceva TV in bianco e nero (e alcuni modelli a colori) di ottima qualità, ma dal prezzo decisamente alto. Tutti i prodotti erano di derivazione europea (Philips), ma dotati già di standard NTSC, per la riproduzione del colore. La console proposta da Baer, non aveva questo problema: le immagini visualizzate sullo schermo erano scarne, e monocromatiche: al giocatore veniva chiesto di applicare sul cinescopio del televisore dei fogli trasparenti colorati, che simulavano il terreno di gioco. Già altre volte era stata tentata questa strada: mentre la televisione in Europa era ancora in mani dei governi, e la liberazione delle frequenze era ancora un’utopia, negli USA, c’era già grande battaglia tra TV pubblica e privata (anche via cavo) per aggiudicarsi il picco degli ascolti. Dal 1953 al 1957, CBS proponeva un cartone animato: protagonista era il cagnolino Woofer, che spesso si cacciava in situazioni grottesche. Arrivando in punti difficilmente superabili, chiedeva aiuto ai telespettatori: chi possedeva il kit cartaceo necessario, poteva appoggiare sul TV ponti, scale o altro, in modo da permettere a Woofer di oltrepassare l’ostacolo. il successo fu straordinario: in un’epoca per nulla influenzata dalla tecnologia, questo sembrava una forma di interazione paurosa! Furono venduti milioni di kit, ed il cartone animato era sicuramente il programma più popolare di tutti gli Stati Uniti. Dopo la sospensione, avvenuta nel 1957, CBS lo ripropose nel 1969.

L'inventore Spacewar! Steve Russell
Steve Russell, inventore di Spacewar!

I tempi però erano notevolmente diversi: alcune persone avevano avuto modo di provare i computer (e perché no, il gioco di Russel) e nell’aria c’era una sicurezza eccessiva sulla tecnologia: nacquero, telefilm cult che ci mostravano il 2000 come un futuro avveniristico, dove navi volanti solcavano il cielo e dove la stazione Alfa era una realtà sulla Luna. A questa visione positiva si accompagnava la sicurezza che la tecnologia in pochissimi anni, avrebbe radicalmente mutato la vita delle persone, così, il buon vecchio Woofer, non incuriosiva e non divertiva più nessuno. Più che Baer, Magnavox aveva sottovalutato ciò che aveva sottovalutato ciò che aveva per le mani: le grandi società di giochi erano infatti ben consapevoli, che il mercato americano era schiavo delle mode in stile hula-hoop. Magnavox, a bordo di una gigantesca carovana in giro per gli USA, avrebbe proposto e fatto conoscere un “nuovo modo di divertirsi”.

Magnavox Odyssey
La Magnavox Oyssey, la prima console della storia

La console, ribattezzata Odyssey, costava la bellezza di 100$ e veniva venduta solo nei punti vendita Magnavox. Attraverso una pubblicità ingannevole la console era spacciata come un add-on esclusivo per i TV della marca olandese. Quello che il reparto marketing del colosso dei TV fece è ancora oggi considerato come uno dei più grandi errori commerciali della storia: Magnavox aveva l’esclusiva su un prodotto che oggi varrebbe centinaia di milioni di dollari e che vede Philips completamente tagliata fuori da questo business. Bisogna però anche dire che i limiti della macchina erano notevoli: visto l’elevato costo dei microprocessori, Odyssey si basava su diodi e transistor.

Il contenuto di Magnavox Odyssey
Dentro la scatola di Magnavox Odyssey, oltre alla console, c’erano altri contenuti aggiuntivi, tra i quali: soldi finti, fiches, carte da gioco e dadi.

La visualizzazione era limitata ad una linea orizzontale centrale a due asticelle laterali controllate da due potenziometri e dalla pallina. Il campo era realizzato su fogli trasparenti ed il punteggio veniva annotato su una tabella: nella confezione Magnavox erano inclusi anche un mazzo di carte, delle fiches da poker, ed alcuni circuiti integrati che permettevano di modificare in modo poco rilevante il gioco. Il progetto di Magnavox prevedeva 6 circuiti da vendersi separatamente: grande intuizione, visto che si trattava dell’antesignano delle recenti cartucce. Magnavox condusse una campagna promozionale imponente: vennero addirittura scritturate celebrità come Frank Sinatra! Successivamente, le console vendute nel primo anno furono appena 100.000. Il controvalore era notevole ma insufficiente a coprire i costi, e l’anno successivo la produzione venne sospesa.

Ralph Baer, il "padre dei videogiochi"
Ralph Henry Baer

Baer fu incoronato come il “padre dei videogiochi“. Eppure, l’uomo per quanto orgoglioso di tale menzione era amareggiato dal modo in cui Magnavox aveva “sciupato” la sua idea. Dal 1973 al 1986, il geniale inventore deposita qualcosa come 150 brevetti, tutti legati al mondo dell’elettronica, tra cui Simon (il maggior successo di sempre di MB) e Laser Command, il gioco di pistole laser che puntualmente ogni anno, ancora oggi, qualcuno cerca di riproporre sul mercato.