Dai bar ai salotti

Dai bar ai salotti di casa

Dai bar ai salotti di casa. La storia del Pong domestico
Dai bar ai salotti di casa

Nel 1974 un dipendente di Atari chiese di poter esporre una sua idea al presidente della compagnia: secondo Harold Lee, i tempi potevano essere buoni per la commercializzazione di una versione domestica del Pong, cercando in qualche modo di riproporre l’idea originale di Baer. Secondo il progetto, i circuiti moderni potevano essere sostituiti da un solo microprocessore (oltretutto poco costoso) mentre poteva essere possibile sfruttare il crescente numero di TV color per proporre una console capace di visualizzare immagini a colori. Al progetto, capitanato da Lee , lavorano anche Allan Alcorn, che aveva sviluppato la versione da bar di Pong, e un ingegnere, Bob Brown.

Centro commerciale anni 70
Un centro commerciale degli anni settanta

Il prodotto che ne scaturì, era sensibilmente migliore della versione Magnavox e, pur essendo dotato di un solo gioco (contro le dodici varianti proposte dell’Odyssey) era un apparecchio sicuramente vincente. Forte dell’errore commerciale di Magnavox, Bushnell sapeva che senza una adeguata struttura di distribuzione, il successo sarebbe stato più modesto rispetto all’attesa. Più che i negozi di Hi-Fi o di elettronica, sono gli shopping center i luoghi visti da Nolan come i migliori per questo tipo di offerta. Negli Usa i grandi centri commerciali già esistevano ed erano frequentati dai giovani che li utilizzavano come luoghi di ritrovo. Per questo motivo, un prodotto a loro destinato, si sarebbe trovato a casa: in poche settimane, tra centri commerciali e vendite per corrispondenza, Atari piazzò circa 150.000 unità; più di Magnavox che ne vendette 100.000 in un anno circa.

Ultra Pong Doubles
Ultra Pong e Ultra Pong Doubles

Lo straordinario successo del Pong Atari, l’Odyssey 100, migliore della precedente. Purtroppo, nel giro di pochi mesi, i negozi si riempirono di cloni dal costo oscillante tra i 20 ed i 100 dollari. Atari, forte dell’esperienza accumulata nello sviluppo di cloni da bar, riuscì a invadere il mercato con tante varianti: Super Pong Pro-am, UltraPong, Pong Doubles, fino a Ultra Pong Doubles, la migliore console dedicata al Pong mai creata. In un mercato che si stava sempre di più allargando, il vero colpo di scena arriva grazie a General Instruments, società dedicata allo sviluppo di microprocessori per calcolatrici. Il pezzo forte in questione è il chip AY38500 dal costo di soli 5 dollari, dotato di una straordinaria memoria, capace di gestire quattro varianti del Pong e ben due giochi a bersaglio. Di fronte a questa offerta, scattò un’isteria generale tra tutte le piccole aziende che volevano produrre anche loro dei cloni di Pong: General Instruments fu invasa di ordini, milioni di pezzi da produrre in poche settimane.

Il circuito integrato AY-3-8500
AY-3-8500, il circuito integrato in tantissime versioni del Pong

Impossibilitata nell’evadere tutte le richieste, iniziò ad inviare ad ogni società piccoli acconti, pari al 10 – 20% del numero ordinato , facendo così fallire i propositi di commercializzazione di prodotti legati a questo chip. L’unica società che ottenne subito e tutti i chip ordinati fu Coleco, ossia Connecticut Leather Company, (compagnia di pellami del Connecticut), una piccola azienda del New England. Fondata nel 1932, Coleco si era inizialmente occupata di realizzare indumenti in pelle, passando negli anni cinquanta a fabbricare pupazzi Disney su licenza. Grazie a questi grossi guadagni aveva iniziato ad espandersi, acquisendo società prossime al fallimento ed entrando in mercati del tutto eterogenei come la produzione di moto slitte. Nel 1968 venne decisa l’acquisizione di Eagle Toy, una società che produceva giochi elettromeccanici. Dalle ceneri di questa, Coleco unisce le risorse e grazie ai Chip General Instruments, produce la sua prima console il Telstar.

La Coleco Telstar
Coleco Telstar

Venduta a soli 50 dollari (meno del Pong Atari), potente e promossa dalla immensa distribuzione che solo Coleco (una società con 50 anni di esperienza, già licenziataria dei prodotti Disney) poteva avere, Telstar ebbe un successo fulminante che culminò con 1 milione di pezzi venduti in meno di un anno. Fino al 1976, il mercato rimase fossilizzato sui cloni di Pong, prodotti in oltre 70 varianti. Si sentiva la necessità di una svolta radicale, che permettesse di riconquistare la grande fetta dei videogiocatori che già possedevano un Pong. Questa avvenne grazie ad una società: la Fair Child di Robert Noyce, il geniale ideatore (1959) del primo microproccessore.