C’era una volta: la rivista Zzap!

Storia della rivista Zzap!

Il primo numero di Zzap! Italia
C’era una volta: la rivista Zzap!

Se Video Giochi rappresenta senz’altro la fase dell’infanzia della critica videoludica, con le sue rappresentazioni minimali e i mille disegni colorati che la accompagnavano, Zzap! è di sicuro il momento adolescenziale. con la sua ribellione, la vis comica, il linguaggio moderno, la vena sarcastica. Il primo numero nasce nel maggio 1986 ad opera dello Studio Vit, mutuando il concetto di base e gran parte dei contenuti dall’omonima Zzap!64 edita in Inghilterra dall’editore Newsfield. Pur partendo semplicemente come “edizione italiana della rivista inglese più venduta”, sin dall’inizio matura una sua autonomia nei temi. tendendo a mostrare un panorama completo dei giochi usciti per tutti gli home computer esistenti, piuttosto che limitarsi al Commodore 64. In Inghilterra la Newsfield aveva diverse riviste monotematiche, Crash dedicata allo Spectrum. Zzap!64 dedicata appunto al C64, Amtix all’Amstrad CPC, mentre lo Zzap! italiano abbraccia da subito una vocazione multipiattaforma che sarà la sua forza principale. Sulle sue pagine saranno presentati anche i primi giochi per i nuovi mostri a sedici bit, almeno fino a quando otterranno una rivista interamente dedicata a loro.

The Games Machine; questa scelta legherà indissolubilmente il destino di Zzap! a quello di C64 e soci, seguendone la parabola di gloria e poi l’inevitabile crisi. Probabilmente il periodo d’oro può essere fatto risalire al 1987-89. quando la produzione di giochi era ai massimi livelli e le Medaglie d’Oro si sprecavano: il tempo di capolavori come Zak McKraken. Impossible Mission 2. Armalyte e mille altri si alternavano nelle pagine, dove nel frattempo lo Studio Vit aveva lasciato il posto a Bonaventura Di Bello e al team che aveva iniziato ad assemblare a partire dal numero 23. Attraverso innumerevoli cambi d’impaginazione e mutazioni redazionali i problemi iniziano ad arrivare nei primi anni ’90, momento in cui diviene sempre più difficile trovare contenuti di qualità da recensire per macchine ormai “morenti”: si tenta di dare spazio a console tipo il NES e il Gameboy o ad attività collaterali come gli anime giapponesi. ma tutto sembra finire con il numero 73. del Dicembre 1992. A partire dal mese successivo, anche se Zzap! smette di esistere come entità autonoma. in qualche modo continua ad uscire fagocitata dalla ormai famosa sorella TGM: viene allegato un inserto spillato di 16 pagine (poi solo 8) fino al dicembre dello stesso anno, con il numero 84 che chiude definitivamente questo periodo storico con una laconica scritta Game Over, su copertina interamente nera.

La struttura base di Zzap! prende molte caratteristiche delle esperienze precedenti. ma ha fatto senz’altro scuola sia per quanto riguarda il modo di recensire i videogiochi che per l’atteggiamento generale di chi vi scriveva. Fino ad allora. Il redattore era un semplice descrittore di caratteristiche hardware e modalità di gioco, mentre il merito principale dell’idea originale di Julian Rignall e soci era proprio quella di creare dei redattori “superstar”, riconoscibili immediatamente grazie ai ritratti che campeggiavano in ogni recensione: con le loro magliette scure e le magiche iniziali bianche impresse a fuoco, diventarono delle vere e proprie icone mostrando di volta in volta espressioni gioiose o schifate. Accanto alla descrizione principale di ogni gioco, ognuno poteva fornire la sua impressione personale in appositi box di commento. per poi concludere con una pagella descrittiva. Caratteristiche come Presentazione, Grafica, Sonoro, Appetibilità e Longevità sono entrate dunque nella storia. per arrivare poi al fantomatico Globale, che aveva l’ingrato compito di riassumere il giudizio complessivo e dava spesso adito a grandi discussioni nelle pagine della posta. In un periodo in cui internet. l’email e i forum erano solo illusioni, la posta scritta dai lettori aveva una grandissima importanza e quella di Zzap! non fece eccezione. andando a creare quasi una rivista dentro la rivista, con i suoi protagonisti, le sue vicende. le sue polemiche.

Personaggi come Spadini e FFS rimangono ancora nel cuore di molti. per non parlare del filosofo MBF che poi riuscì a fare il gran salto. passando da semplice lettore a redattore vero e proprio. Non mancavano neanche le annose discussioni sulla pirateria, e in questo senso Zzap! fu un esperimento coraggioso con le sue campagne a favore del software originale: è bene ricordare che nella seconda metà degli anni ’80 il mercato dei giochi in Italia era letteralmente dominato dalle riviste da edicola “con cassetta allegata-. Complice la mancanza di una legislazione a riguardo, allora era legale vendere giochi copiati editando un po’ la grafica ed i titoli, arrivando a curiose perversioni che adesso fanno sorridere, quando ti ritrovavi sul nastro un Bolle Bolle al posto di un Bobble Bobble. Accanto a questo. diverse pagine ogni mese erano dedicate alle soluzioni e ai trucchi per ottenere le agognate vite infinite, con vagonate di istruzioni poke da digitare e che presto vanificarono la rubrica del “signore dei punteggi” dedicata ai record, dato che non si poteva più stabilire se uno avesse imbrogliato o no ad un certo gioco.

Come dimenticarsi poi dei meravigliosi diari dei programmatori, in cui eroi solitari come Jeff Minter o Martin Walker ti ipnotizzavano parlavando di multiplexing e trucchi hardware? Delle meravigliose copertine di Oliver Frey che da sole invogliavano ad un acquisto cornpulsivo? Zzap! è stata un avventura meravigliosa sia per i redattori che per i lettori, e chi non l’ha vissuta si è perso un pezzo di storia ormai irripetibile: non era semplicemente una rivista, ma un modo d’essere e di riconoscersi in una passione comune, il luogo attorno al quale radunarsi durante la ricreazione con gli amici per i commenti del giorno, un catalogo di meraviglie, un sogno che rivive ancora oggi nel ricordo.